lunedì 12 dicembre 2011

PDL Sulbiate. Rassegna stampa

dai giornali di oggi, lunedì 12 dicembre

“Il miracolo Monti non c’è stato”

Il Sole 24 Ore (Andrea Maria Candidi) - Tempi supplementari lunghissimi prima del fischio finale. La "partita" della manovra Monti si potrà chiudere solo una volta emanati 80 tra atti e decreti attuativi, sui quali grava peraltro il giudizio del Parlamento che in ogni momento potrebbe suggerirne di nuovi. Scorrendo i 49 articoli del decreto legge 201 ci si imbatte in 77 rinvii a provvedimenti successivi (solo un terzo dei quali con una scadenza precisa). E sebbene materie e natura siano varie ed eterogenee, la partita è concentrata in poche mani. Quelle di Mario Monti, naturalmente, che solo come ministro dell’Economia si è riservato 13 appuntamenti. E quelle di Corrado Passera, che nella veste di doppio ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture si è accaparrato rispettivamente 9 e 7 decreti di attuazione …


Il Corriere della Sera (Alberto Alesina e Francesco Giavazzi) - Nel decreto varato domenica scorsa dal governo … mancano misure al cui assenza ci ha sorpreso … L’errore è proprio qui, nel ritenere che la crescita dell’economia sia indipendente dalle manovre sui conti pubblici e soprattutto dalla loro composizione (aumenti di tasse o tagli alle spese) ... misure costruite prevalentemente aumentando le tasse sono molto più recessive di quelle costruite riducendo le spese … Ridurre le spese significa che in futuro le tasse saranno meno gravose, mentre senza tagli le imposte continueranno a inseguire la spesa … Il presidente del Consiglio queste cose le conosce: ecco perché ci stupisce la composizione della manovra, fatta per lo più di maggiori tasse … Poiché, come dicevamo all’inizio, questa manovra sarà recessiva, è urgente compensarla subito con riforme strutturali, prima che la recessione si faccia sentire in pieno … Se questo governo si ferma, anche solo qualche settimana, anziché passare alla storia come il salvatore dell’Italia - e potrebbe davvero esserlo - sarà travolto dalla corrente dei mercati …


Panorama (Giuliano Ferrara) - … Lo sviluppo di un’economia non è una formula alchemica. E’ produzione di maggiore ricchezza socialmente diffusa. E’ vitalità delle imprese. E’ squilibrio territoriale e sociale, partenze e accelerazioni incentivate dalla spinta all’accumulazione e al profitto. E’ diffusione transitoria di nuove ineguaglianze, altro che equità. E’ stimolo a farsi sotto, a intraprendere, a difendere delle rapaci mani di uno Stato onnipotente uno spazio che è privato. Sviluppo è uguale a Berlusconi, sulla carta sono sinonimi. E se Berlusconi non è riuscito, impaludato in un sistema di decisione ritardata, di connessioni concertative e di lacci, fatto apposta per impedire un sano sviluppo capitalistico, figuriamoci cosa potrà fare il governo dei tecnici. La riforma dell’anzianità pensionistica e la tassa sulla prima casa si, e per decreto,  così i mercati si impressionano e vedono che a tasse e prelievi su milioni di vecchie  proprietari di immobili Monti è imbattibile, o almeno è competitivo. Ma lo sviluppo è un’altra cosa, e non è sinonimo di governo tecnico …


L’Unità (Massimo Franchi) - Il «miracolo» non c’è stato. Serviva quello, come aveva anticipato Susanna Camusso, perché l’incontro di ieri sera fra Monti e i sindacati portasse alla revoca dello sciopero. E così non è stato. Oggi dunque, a sei anni di distanza dall’ultimo del novembre 2005, si terrà lo sciopero generale unitario di tre ore da parte di Cgil, Cisl, Uil e Ugl …


Il Sole 24 Ore (Lina Palmerini) - … La foto che sembra ingiallita e vecchia di anni è quella di Vasto: un’immagine in cui si vedono tre leader di partito stretti in un’alleanza elettorale definitiva e senza alternative. Pierluigi Bersani, NichiVendola e Antonio Di Pietro erano sospinti dai sondaggi e dalla consapevolezza che tanto l’Udc di Pier Ferdinando Casini sarebbe andata per la sua strada. Adesso, anche da questo lato della politica, quella coalizione si scompone sull’impatto della manovra Monti. La cronaca di questi giorni racconta di un Bersani ai ferri corti con Di Pietro e di un Vendola che segue più il malessere e la protesta che il motto responsabile del Pd "prima il Paese" … Se la manovra oggi fa male più al Pd, la revisione del mercato del lavoro lo mette spalle al muro con le sue contraddizioni. Quelle di un partito in cui convivono Pietro Ichino e Stefano Fassina; Enrico. Letta e Cesare Damiano. Culture politiche molto diverse, che convivono in un amalgama ancora poco riuscito …


Il Corriere della Sera (Pierluigi Battista) - Con la nascita del governo Monti, i rapporti tra le due sinistre giornalistiche, quella della Repubblica e quella del Fatto quotidiano, si sono fatti decisamente meno cordiali. Per la verità, i primi a picchiare sono stati quelli di Repubblica con Eugenio Scalfari che ha dato con brutale perentorietà dell’«imbecille» a chi osa criticare Monti … Può avere torto o ragione, argomenti a favore o argomenti contro, ma non importa, «perde tempo». Non bada alla sostanza della questione: la cacciata del nemico. Ancora un passo e siamo all’«oggettiva» connivenza, all’accusa di «fare oggettivamente il gioco di». Ma siamo ancora al passo precedente. Con un’avvertenza: il giornalismo appiattito con ortodossa inflessibilità sulle posizioni di un governo tende a diventare noioso, grigio, ripetitivo, trionfalistico dal sapore «bulgaro», come si diceva un tempo. Invece la critica e l’opposizione giovano alla vitalità di un giornale … Peccato. Peccato per i giornali e per la sinistra …


Il Giornale (Adalberto Signore) - Tira il fiato il Cavaliere e resta alla finestra, in attesa si scavalli il Natale e si apra quella «nuova fase» dove «tutto può accadere» e per la quale «dobbiamo farci trovare pronti». Insomma, pur non condividendo in toto la manovra, soprattutto sul fronte Ici, Silvio Berlusconi sa bene che il via libera del Pdl non è in discussione. Fiducia o non fiducia, l’ex premier tutto può fare fuorché mettersi di traverso e rischiare di far saltare non solo l’Italia ma anche l’Europa. Eppoi, l’ha detto anche pubblicamente, «molte delle misure» previste dal governo Monti sono condivisibili e «se la nostra maggioranza non fosse stata divisa le avremmo prese anche noi» 

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