Nei post precedenti abbiamo fatto un primissimo bilancio della situazione venutasi a creare. La fine della Legislatura anticipata è un atto molto forte, ma come era sotto gli occhi di tutti ha avuto alle spalle almeno 6 mesi ininterrotti di ingovernabilità, senza sbocchi verso una risoluzione politica che rispettasse le scelte del 2009 dei Cittadini Sulbiatesi (senza raffazzonamenti di sorta).
C'è quindi un precedente che ha avuto tutto il tempo di essere risolto: la crisi politica di questi 6 mesi. Le dimissioni non arrivano da egoismi o da cattiverie di parte, ma da una insostenibilità politica che solo pochi potevano continuare a prendere sotto gamba.
Il clima istituzionale verso le componenti diverse dalla lista risultata uscente vincente nel 2009, si è fatto insostenibile.
tutto questo ha obbligato realtà con storie diverse alle proprie spalle a scegliere: fare finta di nulla fino al 2014, oppure, dopo che per 6 mesi e oltre non si è fatto nulla per la risoluzione della crisi politica, scegliere il più estremo dei gesti: le dimissioni in massa della maggioranza del Consiglieri.
Eppure, ecco cosa scriveva la lista SULBIATE INSIEME il 22 giugno 2009 (documento agli atti del Consiglio Comunale):
[..]Vorrei citare una frase scritta nella dichiarazione di voto del 2004, in modo che resti come monito per i vecchi e per i nuovi consiglieri di maggioranza e di opposizione: ”Il ruolo istituzionale che questa sera assumiamo ufficialmente, ci rende responsabili nei confronti di ciascun cittadino e ci impone di lavorare per il bene comune”. Per questo dobbiamo essere capaci di ascoltare le proposte e le critiche altrui, purché costruttive.[..]
Le domande sono: c'è stata coerenza con quanto scritto e detto? Possibile che tutte le proposte provenienti dalle diverse componenti diverse dalla lista di maggioranza fossero da considerarsi "non costruttive" e degne di non essere ascoltate? Oppure proprio il fatto di non avere ascoltato ha portato a questa soluzione drastica ma necessaria?
Questi sono pensieri da tenere bene a mente, per comprendere il gesto forte che è stato compiuto.
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