dai giornali di oggi, venerdì 2 dicembre
Corriere della Sera (Alessandra Arachi) - Ha accesso il suo tablet in tv. E ha infiammato la Rete. Angelino Alfano, ospite l’altra sera a Ballarò, si è messo a interagire in studio con i suoi fan di Facebook; facile con lo schermo aperto dell’iPad approfittare delle pause pubblicitarie e vivacizzare il dibattito. Il segretario del Pdl ha spopolato. Si è aperta una nuova era? Sicuramente si è aperto un dibattito. Perché Angelino Alfano è il primo segretario di un partito che usa l’effetto moltiplicatore e interattivo della tv con la Rete. Nemmeno Antonio Di Pietro era arrivato a tanto. Il leader dell’Idv, che pure di Internet è un pioniere, negli studi televisivi non ha mai toccato il suo iPad e, semmai, c’è stato qualcuno del suo staff che ha pensato a postare qualche frase durante la diretta. Alfano, invece, ha voluto fare tutto da solo … Un’iperattività che ha smosso animi e coscienze politiche …
La Stampa (Amedeo La Mattina) – A piangere di più sarà il Pd. Sarà Bersani, sempre più nervoso, a dover ingoiare il boccone più amaro delle misure economiche. … I problemi più grossi se li troverà a casa il Pd … Sostiene, appunto, che alla fine a bruciarsi di più sarà Bersani con la riforma delle pensioni e le nuove norme sulla flessibilità del lavoro. La patrimoniale il Pdl potrà sopportarla e votarla perché dovrebbe essere applicata ai patrimoni superiori al milione di euro. Quanto all’Ici non verrebbe reintrodotta nella vecchia versione, ma trasformata nell’Imu che faceva parte del programma del centrodestra, decisa insieme alla Lega. Insomma con Bossi non ci dovrebbero essere motivi per una rottura definitiva …
Il Secolo (Francesco Signoretta) - Innocente. La sentenza arriva dopo un "errore giudiziario" enorme, false testimonianze, teoremi senza fondamento, prove costruite a tavolino. Berlusconi assolto per non aver commesso il fatto, con la crisi non c’entrava niente e ora, quando ormai la situazione è degenerata, cominciano ad ammetterlo tutti, persino quelli che lo incolpavano … Berlusconi non è più a Palazzo Chigi ma i problemi restano tutti. Identici. Mario Draghi, presidente della Bce, trae le conclusioni: «I cambiamenti alla guida di alcuni governi della zona euro, dalla Grecia, alla Spagna, all’Italia non hanno dice - ancora prodotto molti risultati». Una volta di più, e da fonte molto autorevole, viene sfatato il luogo comune con cui i partiti del centrosinistra e ì grandi organi di stampa cosiddetti "indipendenti" imputavano la crisi economica a Berlusconi. Così invece non è. E finalmente lo ammettono un po’ tutti. Persino Rosy Bindi, incalzata a Ballarò da Angelino Alfano, alla fine ha riconosciuto che è vero, non erano in pochi a dire che le dimissioni del Cavaliere valevano tra i 200 e i 300 punti di spread …
Corriere della Sera (Massimo Franco) - Il fronte della resistenza si sta spostando a sinistra … I contraccolpi potenzialmente più laceranti delle misure del presidente del Consiglio si intravedono nel Pd. Col passare delle ore, le perplessità del segretario Pier Luigi Bersani stanno diventando qualcosa di diverso: un allarme per il metodo e il merito dell’azione di Monti, soprattutto in tema di riforma delle pensioni. Si sa che Palazzo Chigi ha l’esigenza di agire in fretta … D’altronde, i tempi dei mercati finanziari non sono quelli della politica né delle parti sociali. E in una situazione in bilico, il premier ha dovuto interrompere la prassi della concertazione. E un colpo al potere dei sindacati e un segno dei nuovi tempi. Ma il loro «no» all’aumento degli anni di contribuzione minima per andare in pensione, costringe Bersani ad alzare la voce e a insistere sull’«equità». Si tratta di proposte di fronte alle quali Monti e i suoi ministri, avverte Bersani, non possono restare «sordi o disattenti». La sinistra di Nichi Vendola applaude l’alleato-avversario, evocando un triangolo Pd-Cgil-Sel che si tradurrebbe in un sostegno meno scontato al governo. Il timore dei sindacati è di essere delegittimati dalle misure di Monti; e di dovere affrontare la rivolta di iscritti per Bersani nella metà pensionati. È un versante tenaglia della che promette di mobilitarsi fino alla protesta, di fronte alla terapia d’urto di Palazzo Chigi. Riesce difficile, tuttavia, pensare che l’opposizione sindacale possa cambiare il percorso concordato con l’Europa …
Il Sole 24 Ore (Barbara Fiammeri) - … Il leader del Pd ieri ha fatto un po’ la voce grossa, chiedendo a Monti di non rimanere «sordo alle nostre idee». Ma il problema è che tra i democratici «le idee» sono diverse come è emerso anche ieri, in occasione del vertice tenutosi alla Camera. L’ala del partito più vicina alla Cgil di Susanna Camusso ha ribadito il suo «no» a mettere in discussione «quota zio», intesa come età contributiva …
Il Tempo (Mario Sechi) - … Berlusconiani, quelli del centrodestra, antiberlusconiani, quelli del centrosinistra. Pro Silvio e contro Silvio. Nessuna mezza misura, nessuna sfumatura, nessun programma vero per essere alternativi gli uni agli altri. Tutti gli esperimenti di governo fuori dal berlusconismo hanno fallito e tutti i tentativi dei moderati di proporsi al di là di Berlusconi sono crollati. L’apparire dunque è stato un incredibile alibi per non fare nulla, per non riempire il vuoto di idee conseguente da un lato dalla fine di due partiti carichi di storia riformista come la Dc e il Psi, dall’altro per la scomparsa di un’ideologia potente come il comunismo …
Il Giornale (Fabrizio Rondolino) - Sembrava che il governo Monti dovesse mandare in crisi il Pdl, orfano di palazzo Chigi e privo dell’alleato di sempre, la Lega; a sinistra, al contrario, la situazione di partenza pareva migliore: Di Pietro ha votato la fiducia, Vendola e la Camusso non si sono messi di traverso, anzi. Ma è bastato parlare di pensioni e tutto è saltato per aria. «Monti ci ascolti», ha implorato ieri Bersani. Metà della sua segreteria (e forse più) è contraria a toccare le pensioni di anzianità, l’altra metà del partito sta con Monti «senza se e senza ma». Fino a che il duello si svolge sui giornali, Bersani può sperare in un compromesso: ma sarà molto difficile reggere l’impatto della piazza, quando la Cgil chiamerà allo sciopero generale contro la riforma del governo. Proprio perché è ancora in mezzo al guado, il Pd è un vaso di coccio. Caduto l’alibi dell’antiberlusconismo, ogni forza politica è oggi costretta ad entrare nel merito, ad affrontare i problemi per quello che sono, a togliersi gli occhiali dell’ideologia e a mostrarsi per ciò che realmente è …

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