sabato 31 dicembre 2011

Auguri per un sereno 2012

Un augurio di buon Anno 

e un felice e sereno 2012 a tutti Voi



L'anno si chiude, politicamente, in maniera molto brusca, qui a Sulbiate. Era nell'aria da mesi, però, che questa situazione non poteva durare. 
L'estate 2011 sembrava far presagire la fine anticipata della Legislatura, invece ci si è trascinati oltre, fino ad arrivare alla "disastrosa" (in termini politici) serata di Consiglio Comunale del 30 settembre scorso, quando la Maggioranza non si è trovata sul bilancio comunale.
La mozione di sfiducia annunciata era ormai un atto dovuto. Alla fine, però, si è dovuto optare per una fine più netta, proprio a seguito di tutti gli accadimenti intercorsi.


Non vogliamo fare valutazioni in casa d'altri, ma pensiamo che, forse, era nell'animo di molti anche in maggioranza che la corda era stata troppo tirata e che, con due anni pregressi di forte tensione tra le parti in campo, spesso acutizzate proprio da chi doveva svolgere un ruolo più super partes rappresentando tutti, non ci potevano essere conclusioni troppo diverse da questa fine. O la soluzione politica si trovava sin dai primi mesi (aprile/maggio 2011) oppure, come logica, seppure difficile, conseguenza, i risultati sono stati sotto gli occhi di tutti.

venerdì 30 dicembre 2011

Fine della Legislatura. I comportamenti della lista "civica" di maggioranza

Continua il nostro viaggio in questi passati due anni e mezzo di Legislatura. 


Dal Giornale di Vimercate/dicembre 2010




La netta fine della Legislatura Stucchi 2009-2014, ha raccolto una serie di comportamenti di amministrare la Cosa Pubblica e di relazionarsi con le Istituzioni che, se non può essere accettato MAI in nessuna Pubblica Amministrazione, ancor più quando parliamo di rappresentanti eletti ed espressione dei Cittadini, è assurdo che possa essere accettato in una Comunità di 4.000 abitanti.


Tra i tanti comportamenti, ecco cosa avveniva nel 2010, l'anno che sanciva il Centenario dell'unione di Sulbiate in un solo Comune. Nell'occasione il Sindaco (rappresentante di tutti i Cittadini, anche di quelli che siedono all'opposizione), ben appoggiato dalla sua Giunta e dalla lista "civica" di maggioranza, allontanava su ordine perentorio, con mail del 16 dicembre 2010, il capogruppo dell'opposizione (e quindi, TUTTA l'opposizione e di riflesso tutti i Sulbiatesi che avevano votato PT) dai festeggiamenti finali del Centenario. Un momento di unità tra le parti e le Istituzioni, comprese Maggioranza e Minoranza, è stato sporcato da questi comportamenti di coloro che si sono presentati nel 2009 e che scrivevano (ma non applicavano) il detto ""dobbiamo essere capaci di ascoltare le proposte e critiche altrui, ( QUIl il post).
Nessuno in maggioranza condannò il gesto, confermando comportamenti anti-Istituzionali, poco rispettosi dei Cittadini che avevano votato un'altra parte politica, e dimostrando come le Istituzioni vengano utilizzate non come unità ed oltre gli egoismi di parte, ma proprio il contrario.


Anche tutto questo è stato fermato e fa piacere che, seppur con tempi molto più lunghi, una parte della maggioranza non abbia più ritenuto consono avvallare questo modo di amministrare. 


Diventa sempre più chiaro il motivo per cui parti e culture politiche differenti siano arrivate a sancire la fine di questa esperienza.

giovedì 29 dicembre 2011

La d.ssa Alessandra Lazzari, Commissario Prefettizio per Sulbiate

Di seguito il Comunicato della Prefettura di Monza e della Brianza sulla nomina del nuovo Commissario. La d.ssa Alessandra Lazzari guiderà Sulbiate fino alle prossime amministrative nel 2012. 

La d.ssa Lazzari dal 20 giugno 2011 è stata assegnata quale Capo Gabinetto alla Prefettura brianzola. Proviene dalla Prefettura di Savona, in qualità di Capo Ufficio. Tra le sue esperienze pregresse, evidenziamo la nomina di sub-Commissario Prefettizio per la Provincia di Savona, a seguito della sospensione del Consiglio Provinciale.


Il Comunicato delle Prefettura:

SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SULBIATE

Nominata commissario la dott.ssa Alessandra Lazzari, Capo di Gabinetto della Prefettura di Monza e della Brianza.
Il 27 dicembre 2011 nove consiglieri comunali sui sedici assegnati al Comune di Sulbiate hanno rassegnato contestualmente le dimissioni.
Si è venuta quindi a realizzare una delle condizioni previste dal Testo Unico Enti Locali (art. 141 comma 1 lett. b punto 3) per avviare la procedura per lo scioglimento del Consiglio Comunale.
Il Prefetto di Monza e della Brianza Renato Saccone ha proposto al Ministero dell'Interno che il Consiglio Comunale di Sulbiate venga sciolto con Decreto del Presidente della Repubblica e, nel frattempo, per assicurare la continuità amministrativa, con proprio decreto ha sospeso il predetto Consiglio e ha nominato il Viceprefetto aggiunto dott.ssa Alessandra Lazzari Commissario per la provvisoria gestione dell'Ente.
La dott.ssa Alessandra Lazzari è Capo di Gabinetto della Prefettura di Monza e della Brianza.

mercoledì 28 dicembre 2011

Fine della Legislatura. "Dobbiamo esser capaci di ascoltare le critiche altrui"...diceva qualcuno

Nei post precedenti abbiamo fatto un primissimo bilancio della situazione venutasi a creare. La fine della Legislatura anticipata è un atto molto forte, ma come era sotto gli occhi di tutti ha avuto alle spalle almeno 6 mesi ininterrotti di ingovernabilità, senza sbocchi verso una risoluzione politica che rispettasse le scelte del 2009 dei Cittadini Sulbiatesi (senza raffazzonamenti di sorta)


C'è quindi un precedente che ha avuto tutto il tempo di essere risolto: la crisi politica di questi 6 mesi. Le dimissioni non arrivano da egoismi o da cattiverie di parte, ma da una insostenibilità politica che solo pochi potevano continuare a prendere sotto gamba.


Il clima istituzionale verso le componenti diverse dalla lista risultata uscente vincente nel 2009, si è fatto insostenibile. 


tutto questo ha obbligato realtà con storie diverse alle proprie spalle a scegliere:  fare finta di nulla fino al 2014, oppure, dopo che per 6 mesi e oltre non si è fatto nulla per la risoluzione della crisi politica, scegliere il più estremo dei gesti: le dimissioni in massa della maggioranza del Consiglieri.






Eppure, ecco cosa scriveva la lista SULBIATE INSIEME il 22 giugno 2009 (documento agli atti del Consiglio Comunale):


[..]Vorrei citare una frase scritta nella dichiarazione di voto del 2004, in modo che resti come monito per i vecchi e per i nuovi consiglieri di maggioranza e di opposizione: ”Il ruolo istituzionale che questa sera assumiamo ufficialmente, ci rende responsabili nei confronti di ciascun cittadino e ci impone di lavorare per il bene comune”. Per questo dobbiamo essere capaci di ascoltare le proposte e le critiche altrui, purché costruttive.[..]




Le domande sono: c'è stata coerenza con quanto scritto e detto? Possibile che tutte le proposte provenienti dalle diverse componenti diverse dalla lista di maggioranza fossero da considerarsi "non costruttive" e degne di non essere ascoltate? Oppure proprio il fatto di non avere ascoltato ha portato a questa soluzione drastica ma necessaria?


Questi sono pensieri da tenere bene a mente, per comprendere il gesto forte che è stato compiuto.

martedì 27 dicembre 2011

Il Comunicato stampa dei 9 Consiglieri Comunale. Un atto di responsabilità, contro gli egoismi di parte.

Ecco il comunicato stampa dei Consiglieri dimissionari. 
Se parti così diverse per culture politiche hanno deciso di fare questo passo, la situazione, è indubbio, era ormai al limite. Ha prevalso quindi la responsabilità di tutti, nonostante l'importanza della scelta, al di là dei singoli egoismi politici di parte e per il bene del paese. Per aprire una nuova fase di confronto civile e costruttivo, nel rispetto dei diversi ruoli. 


COMUNICATO STAMPA


Sulbiate, lì 27 gennaio 2011

Oggetto: Dimissione di nove Consiglieri al fine di determinare lo scioglimento del Consiglio Comunale e la legislazione 2009-2014

Questa mattina alle ore 8.30 i Consiglieri Antonini Edoardo, Cereda Luigi, Fassina Luigi, Gullo Fabrizio, Lazzarini Alessandro, Leoni Matteo, Pastore Vincenzo, Sanità Luca, Villa Elena Alice, hanno rassegnato le proprie dimissioni contestuali con il fine, ai sensi dell’articolo 141 del Testo Unico degli Enti Locali, di provvedere allo scioglimento del Consiglio Comunale e quindi terminare la legislazione 2009-2014.

I Consiglieri hanno dovuto prendere atto di una crisi politica che imperversava ormai ininterrottamente dal mese di maggio 2011, che ha visto l’allontanamento dalla volontà popolare espressa nelle elezioni del 6 e 7 giugno 2009, che, tra l’altro, ha provocato una estrema difficoltà di far proseguire l’attività amministrativa. Gli stessi hanno anche dovuto prendere atto della mancanza di volontà del Sindaco, quale rappresentante dell’Amministrazione, di risolvere la crisi in corso  rispettando però il voto popolare; nove Consiglieri hanno deciso di intraprendere questa azione non potendo più ritenere accettabile questa situazione.




Antonini Edoardo
Cereda Luigi
Fassina Luigi
Gullo Tindaro Fabrizio
Lazzarini Alessandro
Leoni Matteo
Pastore Vincenzo
Sanità Luca
Villa Elena Alice

PDL Sulbiate. Si dimettono la maggioranza dei Consiglieri Comunale. La legislatura Stucchi è finita. Smentite le voci che davano il PDL in maggioranza

Questa mattina 9 Consiglieri Comunali su 16, hanno rassegnato le proprie dimissioni dalla rispettiva carica. L’obiettivo, come dichiarato è stato quello di porre termine alla Legislatura, come previsto dall’articolo 141 del Testo Unico degli Enti Locali. Nel comunicato firmato dai 9 Consiglieri si osserva che:

            “I Consiglieri hanno dovuto prendere atto di una crisi politica che imperversava ormai ininterrottamente dal mese di maggio 2011, che ha visto l’allontanamento dalla volontà popolare espressa nelle elezioni del 6 e 7 giugno 2009, che, tra l’altro, ha provocato una estrema difficoltà di far proseguire l’attività amministrativa. Gli stessi hanno anche dovuto prendere atto della mancanza di volontà del Sindaco, quale rappresentante dell’Amministrazione, di risolvere la crisi in corso  rispettando però il voto popolare; nove Consiglieri hanno deciso di intraprendere questa azione non potendo più ritenere accettabile questa situazione.”



Tra i 9 Consiglieri presenti anche i due rappresentanti del nuovo gruppo consiliare 
“Il Popolo della Libertà”. Spieghiamo allora la motivazione. 

Con questo atto vengono smentiti tutti i giornali locali che in queste settimane avevano costruito un quadro oggettivamente falso, dichiarando, cioè, che il PDL di Sulbiate, staccandosi dal gruppo consiliare “Progetto Territorio” (e questo è vero), entrava in maggioranza (e questo è falso). Dopo tutte queste falsità attendiamo le scuse da parte della stessa stampa, non per nostra presunzione, ma è professionalmente lecito richiederle.


Ecco però le tappe più importanti e l'agenda di questa crisi:
-         a maggio del 2011 dopo due anni di continui litigi in maggioranza, la vicenda “outlet” scopre tutti i dissidi interni al centrosinistra che governa Sulbiate. Le relative dichiarazioni sul tema, da parte di un assessore PD alla stampa locale, fanno perdere la delega assessorile per volontà del Sindaco;
-         a giugno 2011 viene formalmente costituito il gruppo consiliare del PD che entra in Consiglio con il suo simbolo politico non per via diretta da parte degli elettori, ma indirettamente, essendosi fatti eleggere con la lista SI;
-         il gruppo PD è formato all’inizio da 5 persone: Crespi, Fassina, Leoni, Cereda, Villa. Intanto però, nonostante la maggioranza abbia ora due gruppi, l’assessore Crespi continua a fare l’assessore, nonostante il suo collega Fassina fosse stato cacciato;
-         Diverse settimane dopo anche la Crespi si dimette da assessore, per mantenere una compattezza nella linea del gruppo, nonostante avesse dovuto fare la scelta prima e dimostrando le difficoltà già insite nel PD;
-         Il Sindaco offre però di nuovo il ruolo di assessore alla Crespi che, dopo due mesi di indecisione e di assessorato scoperto, decide di abbandonare i suoi compagni di viaggio (gruppo PD) e tornare al suo ruolo precedente. Il PD a fine estate è formato da 4 persone
-         A settembre nuova rottura politica nella maggioranza: per il bilancio si rischia di mettere in minoranza la lista SI e la sua Giunta: dopo che il PD ha annunciato il suo voto contrario assieme a PT (Progetto Territorio) la seduta in Consiglio Comunale è sospesa e dopo una Commissione capigruppo urgenti, l’unico gruppo che decide di ritornare sui suoi passi è proprio il PD: si astiene facendo in modo che i numeri, per l’approvazione del bilancio, sia favorevoli a SI e non a PT. L'assurdo: la non scelta (astensione) porta ad approvare un bilancio, che nemmeno il PD voleva(!);
-         Da fine ottobre PT annuncia: basta ingovernabilità, la mozione di sfiducia è pronta per porre fine a questa situazione, tornare al voto e far scegliere ai Cittadini persone che sappiano governarle senza avere continui problemi in casa propria. La domanda se firmare la mozione di sfiducia è rivolta al PD: eppure la risposta continua ad essere “boh, vediamo il programma elettorale”. Una non-risposta politica, dato che il programma elettorale in questi due anni è stato fermo: come pensano nei prossimi mesi di riattivarlo, con le “grane” politiche che si sono palesate in seno alla maggioranza?
-         Intanto 3 assessori in maggioranza fanno la tessera del PDL: viene sollevato grande bagarre dato che questa mossa avviene all’ultimo momento possibile per votare ai congressi (30 ottobre) e contemporaneamente pochi giorni dopo che il gruppo PT (con all’interno il PDL) aveva dichiarato pronta la mozione di sfiducia.
-         Per tutto novembre PT chiede al PD di dire sì o no alla mozione di sfiducia: essa sarà presentata solo se firmata dalla maggioranza dei Consiglieri Comunali, altrimenti, l’opposizione non rischia di veder sfumare un atto politico così importante per una ennesima astensione della sinistra sulbiatese.
-         Il PD non risponde ancora. La prima settimana di dicembre allora il gruppo del PDL decide di formare il proprio gruppo consiliare, affermando che si prende atto della titubanza per continue settimane del PD circa la mozione di sfiducia, e si afferma che si valuteranno tutti gli scenari possibili. La stampa si scatena dicendo che il PDL entra in maggioranza. FALSO: il gruppo consiliare del PDL forma il proprio gruppo ma rimane all’opposizione (come scelto dai cittadini nel 2009) solo senza essere più in PT e i fatti (Consiglio Comunale) lo dimostrano istituzionalmente, ma osserva anche, sia localmente che provincialmente ai diversi livelli che il Sindaco di fronte a questa situazione rilascia dichiarazioni tipo: saremo noi a dettare la linea politica, sarà la nostra civica a dettare le future scelte politiche. Osserva anche che il gruppo consiliare, ora non più in PT, è formato solamente da Sanità  e Pastore e non da nuovi tesserati.
Il momento della firma

-         Il 27 dicembre 9 consiglieri, tra cui anche i Consiglieri da sempre nel Popolo della Libertà, preso atto di tutto questo quadro e con la volontà di porre termine a questa ingovernabilità e rispettando le scelte elettorali del 2009 decidono di chiudere per la prima volta nella storia repubblicana di Sulbiate (e questo dimostra la gravità politica cui ormai da troppo ci trovavamo) la Legislatura Stucchi.
I Consiglieri dimissionari


Riflessioni:
Queste riflessioni sappiamo che possono essere di parte ma è un pensiero che portiamo all'attenzione.


In questi due anni e mezzo PROGETTO TERRITORIO si è sempre posto come gruppo consiliare che ha evitato la bagarre ma ha puntato su temi concreti, svolgendo a pieno il ruolo di opposizione, ma dando anche fiducia alla maggioranza quando ritenevamo ci fosse la volontà di proseguire per il bene comune. La nostra votazione a favore del piano diritto allo studio nel 2009, dopo che PT uscì sconfitto e con assessore alla scuola lo stesso Sindaco Stucchi dimostra a pieno che mai ci si è fermati sulla demagogia, anzi ci si è rapportati sempre politicamente e civilmente con correttezza, nonostante le “differenti” sedia sulle quali eravamo posti.



Dopo i primi mesi di clima che sembra far presagire un cambio di passo nei rapporti maggioranza-opposizione, la lista SULBIATE INSIEME e la sua Giunta non hanno mancato di avvelenare il clima in numerose risposte, infangando ogni cosa sollevata dall’opposizione. L’estremo è stato raggiunto quando il capogruppo di PT, Sanità, a dicembre 201 venne fatto allontanare dai banchi di coloro che per un anno (compreso lo stesso Sanità) avevano lavorato per i festeggiamenti dei 100 di Sulbiate, con un ordine perentorio del Sindaco che aveva dato dell’indegno al capogruppo dell’opposizione (fatto di una gravità senza precedenti).



Il PARTITO DEMOCRATICO è rimasto per 2 anni e mezzo nel silenzio. Nonostante PT sollecitasse un cambio di rotta, evidenziasse fatti gravi davanti ai quali non si poteva stare zitti, il PD ha optato per appoggiare silenziosamente il Sindaco e la lista SI (questo quello che tutti i cittadini hanno potuto vedere in questi anni pubblicamente). Quando la crisi politica era palese, hanno tergiversato non rispondendo mai agli appelli di PT sulla firma della mozione di sfiducia. Solo quando il PDL ha fatto la mossa di formare il proprio gruppo consiliare, ecco che sono stati stanati: la paura ha preso il sopravvento ed è stata la molla, per dire di staccare la spina al Sindaco che avevano scelto e appoggiato. Ma una linea politica seria non può essere basata sulla paura, ma deve avere alla base anche dei principi: se il PDL non faceva il suo gruppo consiliare, il PD manteneva in piedi ancora per i prossimi due anni questa Amministrazione?


Il POPOLO DELLA LIBERTA’ è stato posto sotto un grave attacco, così come i suoi consiglieri e il suo capogruppo. Tutto questo dovuto alle congetture della stampa di dire che si sarebbe entrati in maggioranza. Il consiglio Comunale ha dimostrato il contrario: il gruppo è nato, si è formato con due soli consiglieri comunali e non da altri tesserati, è rimasto all’opposizione. Questo è stato un azzardo? Forse per alcuni, forse non per altri. Certo che, non è un caso che appena sorto il nuovo gruppo PDL, chi in maggioranza per 2 mesi è stato sollecitato a far terminare questa Amministrazione per uno stato di ingovernabilità estrema, si è finalmente deciso e ha appoggiato la linea di tutta l’opposizione.


CONCLUSIONE:
È la prima volta che si pone fine anticipata ad una Amministrazione a Sulbiate. Una comunità di 4mila abitanti. Questo deve fare riflettere e dimostra che il clima in questa Amministrazione era davvero arrivato al limite. Relazioni politiche, clima tra le parti: non c’è stata nessuna volontà di creare un clima di serenità e di lavoro e questo è dimostrato dal fatto che la maggioranza si è spaccata (e meno male che avevano preso il 66% dei voti!) e le relazioni con l’opposizione sono state portate avanti privilegiando la “macchina del fango”. Sulbiate non merita questo, ci sono voluti due anni e mezzo per farlo capire ad alcuni consiglieri di maggioranza, ma l’opposizione ce l’ha fatta. Ora Sulbiate è pronta per una nuova fase. Il costo materiale di una anticipata tornata elettorale (2012) non potrà mai essere troppo alto in comparazione al far proseguire l'ingovernabilità fino al 2014.  

sabato 24 dicembre 2011

Auguri di buone feste

Auguriamo a tutti quanti Voi 
alle Vostre Famiglie un Santo Natale.
Nella stalla di Betlemme cielo e terra si toccano. Il cielo è
venuto sulla terra. Per questo, da lì emana una luce per tutti i
tempi; per questo lì si accende la gioia; per questo nasce il canto.
E la luce rischiara la terra illuminando il mondo”. (Benedetto XVI)
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Le pubblicazioni sul blog, riprenderanno martedì 27 dicembre

venerdì 23 dicembre 2011

L'intervista dell'Arc. Scola al Corriere della Sera

«Speriamo che dallo spread non si torni alla violenza. Serve più impegno»


Il cardinale Angelo ScolaIl cardinale Angelo Scola
MILANO - Il cardinale Angelo Scola sta preparando il primo Natale da arcivescovo di Milano. Nella sala tra il chiostro, piazza Fontana e l'abside del Duomo sono appesi i ritratti dei predecessori: Achille Ratti divenuto Papa come Pio XI, Ildefonso Schuster, Giovanbattista Montini futuro Paolo VI, Giovanni Colombo, Carlo Maria Martini, Dionigi Tettamanzi.
Eminenza, nel discorso di Sant'Ambrogio lei invita a non parlare sempre e solo di crisi, ma di travaglio e transizione. Che cosa intende dire? 
«Dobbiamo considerare con molto realismo l'effettiva gravità della crisi economico-finanziaria. Però in tutti questi anni ho sempre avuto la percezione che la categoria di "crisi" da sola non riesca ad esprimere tutto quello che c'è in gioco. Quel che è avvenuto ha come orizzonte la mutazione inedita che si è prodotta dopo la caduta dei muri. Dopo la fine delle utopie del XX secolo, si sono succeduti rapidissimamente cambiamenti, più che epocali, inediti: la civiltà delle reti, la globalizzazione, la mutazione della percezione corrente della sessualità e dell'amore, la possibilità - irta di rischi - di mettere le mani sul patrimonio genetico, i grandi sviluppi della fisica micromolecolare che indaga l'origine del cosmo - si pensi alla cosiddetta "particella di Dio" -, e poi il "meticciato di culture", i flussi migratori... Mi pare chiaro che, se noi non collochiamo la lettura della crisi all'interno di questo travaglio inedito, non ne usciremo. Una lettura tesa ad individuare ricette tecniche non basta».
Lei contrappone alla degenerazione della finanza il tema del gratuito. 
«Questo è un tema su cui la Caritas in veritate ha scommesso moltissimo, ma è stata snobbata dai mondi dell'economia e della finanza. Si confonde il gratuito con il gratis. Quando parlo di gratuità mi riferisco alla coscienza che il lavoro produttivo e il lavoro finanziario, come ogni altro lavoro, possiedono in se stessi una bontà e una bellezza che è possibile riconoscere e attuare. Per i nostri artigiani una bella sedia doveva essere ben fatta prima che ben pagata. Certo, anche l'utile ha valore, ma viene in un secondo momento. La gratuità così intesa è antidoto all'avidità».
In Italia però si è assistito a una svolta politica, alla nascita di un nuovo governo, che segna anche un nuovo impegno dei cattolici. Come lo giudica? 
«Il richiamo autorevole che viene dal Papa e dai vescovi all'impegno politico non prefigura alchimie partitiche. Il riferimento è alla visione antropologica che la dottrina sociale si porta dietro nella sua triplice articolazione - principi di riflessione, criteri di giudizio, direttive d'azione -, secondo la formulazione di Giovanni Paolo II che mentre correggeva la teologia della liberazione rilanciava la dottrina sociale della Chiesa».
Lei ha espresso gravi preoccupazioni sulle tensioni che stanno lacerando l'Europa. 
«Una volta si affrontavano i problemi di dialettica interna allo spazio europeo con la guerra. Ora li stiamo affrontando con lo spread: speriamo che dallo spread non si ritorni alla violenza».
Teme davvero il ritorno alla violenza? 
«Sì, ho questo timore. Non penso a una guerra intraeuropea. Temo che i disequilibri del pianeta possano esplodere là dove la guerra è già in atto o incrociare la delicatissima evoluzione del Nord Africa. La speranza affidabile è che ci si muova tutti: la casa brucia. Per uscire dall'attuale "impagliatura", l'Europa deve ritrovare il meglio della sua storia. Solo così si potrà rivitalizzare la società civile. Inoltre non si può né si deve rinunciare al livello di guida e di indirizzo che la politica possiede per sua natura. In questo contesto la Chiesa italiana è chiamata ad approfondire con slancio deciso il cammino degli ultimi decenni, dal Convegno ecclesiale del 1976 in avanti. Abbiamo il dono del magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Noi cristiani dobbiamo recuperare il nostro compito specifico, il compito educativo, a tutti i livelli, dal battesimo in avanti. Il risveglio dell'impegno politico diretto dei cattolici, se rettamente inteso, potrà poi dare un contributo alla rigenerazione del Paese».
Ritiene che un primo passo verso il risveglio dei cattolici si sia compiuto con la formazione di questo governo? 
«È solo un segnale. Purché non la si metta in termini di potere. Ovviamente non c'è realtà associata in cui non sia implicato il potere. Ma che tipo di uomo è colui che è preso a servizio dalla società per guidarla, colui che assume un potere? Il problema non è come noi cattolici possiamo riprendere un'egemonia nel Paese. Il problema è vivere il potere nel suo aspetto di verità. Coloro che ascoltavano Gesù dicevano: "Costui parla con autorità" perché lo vedevano coinvolto in ciò che diceva. Gesù ha pagato di persona. La categoria della testimonianza è fondamentale. Gli statisti che hanno dato avvio all'Europa erano uomini che parlavano con autorità, perché erano per primi coinvolti nel progetto in cui credevano. Lungi da me sottovalutare la competenza, la tecnicalità, ma il motivo per cui uno si gioca ogni giorno nella vita viene prima di ogni ruolo o competenza: è il senso stesso del vivere. Lo sperimentiamo a Natale. Il "Dio con noi" cambia il senso della vita. Se Dio è con noi, io vivo in maniera diversa. Bisogna guardare in modo nuovo all'uomo e al suo essere in relazione. Giovanni Paolo II diceva che dalla seconda metà degli anni 60 si era aperta una grande contesa sull' humanum , ma in quegli anni tutti, anche nella durezza di certe fasi che il Paese ha attraversato, sapevamo cosa fosse l' humanum . Oggi noi dobbiamo riscoprirlo, ripensarlo».
Sta dicendo che c'è un deficit della politica che da soli i tecnici non possono colmare? 
«Certo c'è un deficit della politica. Dobbiamo ripensarla in termini radicali. Non la impressiona il fatto di quanto poco si parli della storia recente? Accenno per esempio al rapporto tra movimento operaio e movimento cattolico. Anche i sindacati ne parlano troppo poco. Come si fa a leggere i cambiamenti radicali senza un riferimento a questa storia, per poter aprirci al futuro? Ricordo un colloquio con Augusto Del Noce che mi colpì molto. L'autore de Il suicidio della rivoluzione , profezia non piccola, intuì con molto anticipo che la Dc stava finendo perché aveva smarrito la testimonianza e aveva perso la cultura. Ho visto di persona fino agli anni 70 l'impegno gratuito di uomini e donne che, dopo aver lavorato duramente tutto il giorno, la sera trovavano l'energia per dare una mano nel gestire i mille campanili. Amministravano il Paese. Si tratta di intensificare il gusto, l'energia, la passione per la famiglia, il condominio, il campanile, il popolo».
Qual è il suo giudizio sull'era di Berlusconi? La Chiesa gli ha concesso un credito eccessivo? 
«È presto per dare un giudizio complessivo. La mia attenzione è puntata sul compito della Chiesa e degli uomini di Chiesa - quindi su ciò che mi riguarda personalmente -, su quello che la grande tradizione chiama il bonum Ecclesiae . L'espressione, ovviamente, non va tradotta con "ciò che è vantaggioso per la Chiesa". Per esempio, si sta facendo un gran polverone sull'Ici; andiamo piuttosto a vedere cosa c'è da tenere e cosa c'è da correggere. Difendere il bonum Ecclesiae , liberi da ogni pretesa egemonica, significa per i cristiani portare in tutti gli ambienti la proposta del Vangelo, la bellezza dell'esperienza cristiana nel quotidiano della vita associata. Se questo sarà vissuto nella sua giusta forma, avremo uomini capaci di virtù non solo teologali - fede, speranza, carità - ma anche cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Sarebbero belle virtù anche per un politico».
Lei proviene dal movimento di Cl. Non teme che, tra i quasi diciassette anni di potere di Formigoni, gli affari, gli scandali, Cl sia caduta in qualche eccesso? 
«Credo che Cl sia un fenomeno educativo ecclesiale formidabile, in cui ha primaria importanza la trasmissione tra le generazioni di una modalità persuasiva e vitale di essere cristiani. Tutto il resto, finché io ho potuto vedere dall'interno, cioè fino a vent'anni fa, è sempre stato considerato dell'ordine delle conseguenze, della responsabilità personale di chi si assumeva un determinato compito. Credo che questo adesso sia ancora più chiaro, più marcato ed evidente. Non ho rapporti particolari con il movimento rispetto a quelli con altre realtà associative. Però da quel che vedo e leggo, mi pare che il successore di don Giussani si stia muovendo decisamente in questa direzione: gli uomini che si sono giocati in politica portano lì la loro faccia e su questa base sono stati e saranno valutati dai cittadini. Conosco Roberto Formigoni da quando aveva 14 anni, anche se da tempo ci si vedeva assai di rado. Se è stato eletto per quattro volte consecutive presidente della Regione Lombardia, ci sarà una ragione. Non credo fossero tutti voti di Cl. La sorte di un politico alla fine la determina chi vota».
Che idea si è fatto del caso San Raffaele? 
«Mi mancano troppi elementi per formulare un giudizio che ora si baserebbe solo su quanto apprendo dai media. Tutti dicono che è un luogo di grande eccellenza. Non ho ragione per dubitarne. Qualche interrogativo è nato talvolta circa la ricerca biotecnologica. La fede non blocca la ricerca, ma chiede allo scienziato di essere un uomo fino in fondo e quindi di assumersi la responsabilità di rispettare un'antropologia e un'etica adeguate».
Come giudica la nuova giunta di Milano? 
«Su questo è sufficiente ricordare l'insegnamento di san Paolo: l'autorità legittimamente eletta dal popolo, viene ultimamente da Dio; finché non ci sono atti o leggi contrari alla legge di Dio, massimo rispetto, massima apertura. Ho incontrato il sindaco Giuliano Pisapia, come ho incontrato Formigoni e il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà. Ho trovato grande correttezza, grande attenzione, come a Venezia in Cacciari, Galan e negli altri interlocutori politici. La Chiesa cerca rispetto per la verità».
Lei è nato a Lecco, che fa parte della sua diocesi, e si è formato a Milano. Come l'ha ritrovata? 
«Per me Milano è entusiasmante. Ho passato qui gli anni dell'università e quand'ero fuori ci venivo molto spesso. Devo ammettere di aver fatto fatica a staccarmi da Venezia, che è un grande dono per l'umanità; ma la formula del mio "ritorno a casa" è vera. Sarà forse un anticipo del crepuscolo dovuto all'età...».
Non dica così, lei ha appena compiuto settant'anni. 
«Di anni non ne avrò davanti tanti e sempre a Dio piacendo. Credo che per l'uscita dall'attuale travaglio Milano abbia una funzione di protagonista di primo piano. La sua è una storia in cui l'elemento lavoro è già ben "rodato" a partire dal '700. Inoltre la magnanimità e l'accoglienza appartengono al Dna di questa "terra di mezzo". Anche se, come da ogni parte, c'è bisogno di un surplus di relazione, di rispetto, di narrazione, di umiltà nel lasciarsi raccontare dagli altri, di tensione al riconoscimento reciproco, per trovare quel "compromesso nobile" che è il fondamento dell'azione sociale e politica in una società plurale come la nostra».

giovedì 22 dicembre 2011

Scandalo sanità in Puglia, ecco il codice Vendola

Il devastante interrogatorio dell’ex manager Asl di Bari Lea Cosentino, un tempo fedelissima di Nichi Vendola, si arricchisce di nuovi, incredibili, dettagli.


Il  Governatore della Puglia, Vendola. Leader di Sinistra Ecologia e Libertà

Nel verbale incentrato sulla mala gestione della sanità pugliese da parte del governatore e dei suoi assessori, interrogatorio (pubblicato in parte ieri) rimasto a lungo coperto da omissis e inviato per conoscenza a Lecce per i riferimenti ad alcuni magistrati, la Cosentino non si risparmia quando è chiamata a snocciolare esempi sulle pressioni ricevute per promuovere medici o dirigenti targati Pd o Sel. Per avere un’idea di come Vendola e compagni di giunta concepiscano la sanità pubblica, basta riportare un altro stralcio di questo interrogatorio top secret dell’ 8 aprile scorso. Nomi, fatti, circostanze oggetto di indagini approfondite che rischiano di travolgere l’uomo nuovo della politica che a casa sua aveva aperto le braccia anche al tanto vituperato Don Verzé.
«L’assessore (alla Sanità, ndr ) Fiore – dice la Cosentino - mi contestava il fatto che io non espletassi il concorso per la nomina del primario di rianimazione di Altamura, ma io sapevo che avrebbe vinto il dottor Milella perché uomo di fiducia del professor Fiore. Subii pressioni a cui comunque non cedetti non ritenendo di dover espletare con urgenza questo concorso. Un’altra pressione riguarda la nomina di primario per l’unità operativa complessa di chirurgia toracica del presidio ospedaliero San Paolo. Nel 2008 era andato in pensione il professor Campagnano, molto bravo e infatti quel presidio andava molto bene. Bandimmo il concorso e Vendola mi chiese di procedere velocemente e sponsorizzò la nomina del dottor Sardelli del policlinico di Foggia, suo amico e secondo lui molto bravo: espletai il concorso ma il dottor Sardelli non presentò la domanda confidando di poter essere collocato presso il Di Venere in un istituenda unità complessa.
Quando Sardelli appurò tramite Francesco Manna, già capo di gabinetto di Vendola, che l’istituzione dell’unità di chirurgia complessa del Di Venere non si sarebbe realizzata, Vendola mi chiese insistentemente di riaprire il concorso per consentire al dottor Sardelli di parteciparvi. Io, a fronte di tali richieste e nonostante fosse stata già composta la commissione che non si era ancora riunita, riaprii i termini del concorso, anche se non ero d’accordo, con la scusa di consentire il massimo accesso a tutte le professionalità. Era chiaramente una forzatura ma Vendola mi disse di farlo perché mi avrebbe tutelata». Alla fine, coincidenza, per quella pressione e quell’intromissione di Vendola a cose fatte, «vinse il dottor Sardelli» anche perché più titolato.
A un’imposizione ne seguì un’altra. «Sardelli poi mi impose, attraverso Vendola, di fare una ristrutturazionedel reparto e di dotare il reparto stesso delle attrezzature idonee per la funzionalità dello stesso».
Quanto all’attuale senatore Pd Alberto Tedesco, all’epoca assessore alla Sanità, la manager confessa: «Riguardo alla nomina del professor Acquaviva vi è stata una forte pressione dell’assessore Tedesco sia sui tempi dell’espletamento del concorso sia sul nome dell’Acquaviva: quest’ultimo si era candidato in precedenza alle lezioni amministrative, non ricordo quali, nella lista del Tedesco, il quale sosteneva che Acquaviva fosse ilmigliore». La Cosentino passa poi a parlare del mondo affaristico interessato, attraverso la politica, ad allungare le mani sui milioni della sanità pubblica. Sul punto i magistrati contestano alla manager la famosa intercettazione all’Hotel De Russie di Roma presenti Gianpi Tarantini e l’imprenditore Alberto Intini, vicinissimo a Massimo D’Alema. I pm le chiedono se «ha mai sentito parlare Intini e Tarantini di ripartizione degli appalti »e se la cosa«la coglieva di sorpresa ».
Lea Cosentino, sorpresa non lo era affatto: «In quel periodo mi stavo rendendo conto che le cose che mi raccontavano Tarantini, Gero Grassi (parlamentare Pd, ndr) e Loizzo (ex assessore ai Trasporti, Pd, ndr) e cioè che vi erano delle consuetudini per cui il politico del territorio aveva degli imprenditori di riferimento e si facevano pressioni sulle gare di appalto, erano vere».Sull’incontro al De Russie, precisa, «fui invitata da Tarantini, sapevo che partecipava Intini, ho fatto da agente provocatore avendo avuto percezione nel corso della mia attività dell’esistenza di un sistema che prescindeva dalla mia volontà e che mi avrebbe potuto soverchiare.

Fonte: "Il Giornale"
Gianpaolo Tarantini mi aveva detto, infatti, in ciò rafforzando la mia percezione e le mie preoccupazioni, che l’appalto delle pulizie e sull’ausiliariato che aveva un valore di 55 milioni di euro circa era stato già oggetto di spartizione fra alcuni imprenditori ». Alla gara partecipò inizialmente anche un’Ati con Intini, poi escluso e che per rientrare «minacciava ricorsi» per altri torti subiti. Loizzo le disse che Intini era molto arrabbiato e «mi chiese di intervenire presso di lui, così lo incontrai al De Russie».
Il governatore tace imbarazzato. E per una volta non sbaglia visto che il suo ex assessore Tedesco (attuale senatore Pd) rischia di nuovo il carcere essendo stata avanzata richiesta d’arresto a Palazzo Madama e il suo ex numero due in giunta, il dalemiano Frisullo, coinvolto nel giro-escort di Tarantini, rischia il processo. Sulla sanità privata è prossima una «bomba » che nessuna fuga di notizie pro Pd, stavolta, potrà attenuare. È una torbida storia che si incrocia anche con gli inciuci da 50 milioni di euro all’ospedale Miulli di Acquaviva. Sta per essere raccontata dalla magistratura. Occorre solo trovare un Narratore. 

Via libera al bilancio regionale. Rigore necessario, ma investimenti anche su sviluppo

La sede della Regione Lombardia

«Con l’approvazione del Bilancio dobbiamo rendere merito alla Giunta regionale di essere riuscita a coniugare il rigore - in questo momento necessario anche per un a Regione virtuosa e coi bilanci in ordine come la nostra - con misure che preservino e incentivino lo sviluppo. Tengo a sottolinearne tre su tutte: 600milioni di euro stanziati per gli investimenti, 500 milioni messi a disposizione per il credito alle imprese (pensando in particolare alle difficoltà che stanno attraversando le pmi a corto di liquidità) e infine il mantenimento dei 60 giorni come termine di pagamento per gli enti pubblici lombardi, sanità in primis. Tutti ci rendiamo conto del momento particolare che il Paese sta attraversando. Negli ultimi anni non ci si è mai trovati in una situazione del genere. Da una parte dobbiamo dunque prendere atto delle criticità - agendo di conseguenza come stiamo dimostrando di poter fare anche attraverso questi provvedimenti economici e finanziari - e dall’altra parte c’è bisogno di un ulteriore scatto di responsabilità da parte di maggioranza e opposizione».
Così il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale della Lombardia Paolo Valentini commenta l’approvazione della Legge Finanziaria e del Bilancio di previsione avvenuta nel corso della seduta del Consiglio regionale della Lombardia.

mercoledì 21 dicembre 2011

E Montezemolo la butta lì: "Impegno alle elezioni 2013" Ma il portavoce lo corregge.

"La seconda Repubblica ha fallito". E Luca Cordero di Montezemolo, già presidente della Ferrari, ci riprova promettendo un impegno concreto in vista delle elezioni politiche del 2013.
Il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo

E' la volta buona? Troppi gli annunci, continue le boutade, innumerevoli le mezze prese di posizione senza mai fare il passo definitivo, senza mai dire chiaramente, senza mai metterci la faccia. Nella titubanza la notizia viene, comunque, presa sul serio. Che altro fare? Eppure lo scrupolo e l'incredulità iniziali era opportune e, soprattutto, fondate. Non a caso, dopo che l'esternazione è caduta nel vuoto assoluto del dibattito politico, alle ore 16:34 arriva la smentita del portavoce: "Nella lettera non c’è alcun riferimento nè annuncio di un impegno politico diretto di Montezemolo in vista delle elezioni del 2013". Appunto.
Adesso che il governo tecnico, nato per governare l’emergenza, è destinato a durare anche oltre, il presidente della Ferrari ha tutto il tempo per tessere la rete di contatti che lo porterà alle prossime elezioni. La discesa in campo troppe volte annunciata e mai concretizzata corre il serio rischio di arenarsi definitivamente. Il "partito dei carini", come è stato genialmente ribattezzato Maurizio Crozza, sembra già essersi ripreso dopo lo schiaffo inflitto dal premier Mario Monti. A Montezemolo non è stato infatti dato il ministero allo Sviluppo economico, sul cui scranno il professore ha preferito far sedere Corrado Passera. L'unica figura presente nell'esecutivo che potrebbe essere collegata al presidente della Ferrari è quella del sottosegretario ai Beni culturali Roberto Cecchi. Per ora c'è bisogno di tempo. Di tempo per organizzare, in vista del 2013, "l’apertura di una nuova stagione della politica italiana". Partendo proprio da ItaliaFutura. Ed è proprio sulsito dell'associazione che Montezemolo coglie l'occasione per annunciare che "le prossime elezioni non saranno una tappa di routine, ma un appuntamento storico che dovrà aprire una nuova stagione". Secco il commento di Silvio Berlusconi:"Montezemolo in politica? Benvenuto, benissimo, auguri".
Per Montezemolo le prossime elezioni politiche saranno un appuntamento "storico". E già a partire dal prossimo l’impegno dell'associazione sarà appunto volto a promuovere e catalizzare questa svolta. Una svolta che sarà fatta di persone e programmi. "La seconda repubblica ha fallito - denuncia Montezemolo - ostaggio di populismi di destra e sinistra, la politica ha perso progressivamente contatto con i problemi quotidiani degli italiani e con le sfide imposte da uno scenario internazionale difficile, ma anche ricco di opportunità". In realtà il presidente della Ferrari non parla di programmi, non entra nel merito delle riforme strutturali da portare avanti, ma si limita a farsi prendere dal fuoco della "politica forte, autorevole e credibile". Questa, insomma, la sfida che si prefigge Montezemolo: "Quando le scadenze istituzionali porteranno nuovamente i cittadini alle urne, l’offerta elettorale dovrà essere composta da una nuova leva di idee e classi dirigenti che si contenderanno il consenso democratico lasciandosi alle spalle una stagione fallimentare". Da qui l'esigenza di rinnovare la classe dirigente tessendo, in primis, una rete regionale forte e radicata in tutta Italia.
E, proprio quando sembra chiaro che Montezemolo si sia deciso a sciogliere le riserve, ecco che interviene il portavoce e corregge il tiro. Niente "partito dei carini", niente discesa in campo, niente candidatura alle elezioni del 2013. Agenzie di stampa e siti hanno preso una sonora cantonata. Non è certo la prima volta che si fraintendono le parole di Montezemolo, non sarà nemmeno l'ultima. "Nella lettera di fine anno agli associati di Italia Futura non c’è alcun riferimento né annuncio di un impegno politico diretto dell’avvocato Luca Cordero di Montezemolo in vista delle elezioni del 2013 - scrive il portavoce - Montezemolo continua a fare il suo lavoro di imprenditore e manager e a contribuire insieme a tantissimi altri all’attività dell’associazione".

Fonte: "Il Giornale"

ANCI (Associazione Nazionale Comuni d'Italia: UFFICIO DI PRESIDENZA, DELRIO: “SUPERARE LOGICA DEI TRASFERIMENTI STATALI, IN CAMBIO TUTTA L’IMU IN CAPO AI COMUNI”

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“La sfida che lanciamo al governo è andare oltre la logica dei trasferimenti. Si vada verso una vera imposta municipale da far gestire interamente ai Comuni. Contestualmente si allentino i vincoli del patto di stabilità per far ripartire le nostre imprese. E’ questa la sfida vera per il presente e per il futuro”. Così il presidente dell’Anci Graziano Delrio al termine dell’Ufficio di presidenza dell’Anci che oggi si è riunito per una valutazione complessiva sul cosiddetto decreto ‘salva Italia’.
“Il giudizio sulla manovra – ha continuato Delrio – è estremamente negativo perché, pur essendoci timidi segnali, non si vedono provvedimenti forti per la crescita che potrebbero almeno in parte compensare la pesantezza dei tagli”. Durante l’Ufficio di presidenza, Delrio ha precisato come i Comuni allo stato attuale “sono costretti a mettere la faccia su una tassa (l’Imu) che i sindaci non incassano per intero ma che devono dividere al 50% con lo Stato centrale. Questo – ha sottolineato il presidente Anci – dobbiamo spiegarlo ai cittadini che oggi sono convinti che con il ritorno della tassazione sugli immobili i sindaci abbiano risolto tutti i loro problemi di bilancio. Reintrodurre la tassa sulla casa è un fattore positivo poiché rappresenta un perno per la fiscalità locale quella attuale però è più una tassa statale che municipale e quindi non può rispondere alle legittime aspettative nei cittadini in fatto di servizi. Inoltre il gettito dell’Imu prima casa viene compensato da ulteriori tagli ai trasferimenti che ci vengono dallo Stato centrale. Capiamo l’emergenza del momento ma questa è un’anomalia che va superata al più presto”.
Sulla disobbedienza fiscale lanciata da alcuni sindaci veneti Delrio è stato chiaro: “Abbiamo avuto manovre anche più pesanti di questa – ha detto – ma mai ci è venuto in mente di incitare a non pagare le tasse. Sarebbe contro la legge e graverebbe sui cittadini perché i sindaci con i soldi dell’Imu mantengono in vita i loro Comuni”. Infine "se non verranno accolte le nostre proposte" il presidente dell'Anci ha annunciato per febbraio "una grande manifestazione, una 'operazione verità' per spiegare ai cittadini gli effetti di questa e delle precedenti manovra sui Comuni e sui cittadini".

fonte: ANCI.it

Crisi, adesso l'Italia è entrata in recessione L'Istat lancia l'allarme: pil in calo dello 0,2%

Adesso il timore della recessione è concreto. Adesso il segno meno è comparso davanti ai dati sulla crescita. Con un calo dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, l'Istat ha registrato per il periodo luglio-settembre 2011 il primo dato negativo del prodotto interno lordo dal quarto trimestre 2009, quando aveva registrato un calo dello 0,1%.
Produzione industriale

"La crescita acquisita per il 2011 è pari allo 0,5%", ha spiegato l’Istat aggiungendo che è il risultato che si otterrebbe se nel quarto trimestre la variazione congiunturale fosse nulla. Nello stesso periodo, però, il pil è aumentato in termini congiunturali dell’1,5% in Giappone, dello 0,5% negli Stati Uniti, in Germania e nel Regno Unito, dello 0,4% in Francia. "La produzione di beni e servizi in Germania - ha avvertito Simon Juncker, esperto dell’Istituto tedesco per la ricerca economica Diw - potrebbe arretrare fino ad assumere un valore negativo e non si esclude nemmeno più una possibile recessione".
"Il prodotto interno lordo nel terzo trimestre 2011 è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente - ha spiegato l'istituto di statistica - nei confronti del terzo trimestre 2010 si rileva invece un aumento dello 0,2%". L'Istat ha spiegato che nel terzo trimestre 2011 "tutte le componenti della domanda interna sono risultate in diminuzione". Le importazioni si sono ridotte dell’1,1%, le esportazioni sono cresciute dell’1,6%. "Il terzo trimestre 2011 - informa ancora l’istituto di statistica - ha avuto due giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno del terzo trimestre 2010". Anche l’Abi conferma i dati dell'Istat e prevede per il 2012 un "quadro recessivo" e una situazione di sostanziale stagnazione per il 2013. "La crescita del pil italiano non supererà lo 0,6% nel 2011, perderà lo 0,7% nel 2013 e recupererà allo 0,2% nel 2013 - ha spiegato l'Abi - il decreto 'salva Italia' influirà con una riduzione della crescita di quattro decimi tra 2012 e 2013". Ad ogni modo, secondo il rapporto Afo dell’Abi, il Belpaese dovrebbe raggiungere il pareggio di bilancio già nel 2013.
Nel terzo trimestre del 2011 la spesa delle famiglie è diminuita dello 0,2%. In calo dello 0,6% quella della pubblica amministrazione e delle istituzioni sociali private dello 0,6%."Rispetto al trimestre precedente si registra una contrazione anche degli investimenti (-0,8%), determinata da una flessione dell’1,2% di quelli in costruzioni e del 4,9% degli investimenti in mezzi di trasporto, mentre la spesa per macchine, attrezzature e altri prodotti è aumentata dello 0,5%", ha sottolineato l'Istat facendo notare che, per quanto riguarda la spesa delle famiglie sul territorio nazionale, "dal terzo trimestre 2010 al terzo trimestre 2011, si è registrato, complessivamente, un aumento dello 0,3%: gli acquisti di servizi sono cresciuti dell’1,6%, quelli di beni durevoli dello 0,4%, mentre i consumi di beni non durevoli hanno mostrato un forte calo (-0,8%)". Gli investimenti fissi lordi hanno segnato una diminuzione del 2,0%. "In particolare - ha spiegato l'Istat - si registra una flessione degli investimenti in mezzi di trasporto (-9,6%) e in costruzioni (-3,2%), mentre è aumentata la spesa in macchinari e altri prodotti (+1,4%)".

Fonte: "Il Giornale"